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"... le afflizioni di prima saran dimenticate, e saranno nascoste agli occhi miei. Poichè ecco,io creo de' nuovi 
cieli e una nuova Terra, non ci si ricorderà più delle cose di prima; esse non torneranno più in memoria. 
Rallegratevi,si,festeggiate in perpetuo per quanto io sto per creare ..."     profeta Isaia (65:16)
 
 
 

 
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EFFETTO SERRA

 
IL FENOMENO
L’effetto serra è un fenomeno senza il quale la vita come la conosciamo adesso non sarebbe possibile.
Questo processo consiste in un riscaldamento del pianeta per effetto dell’azione dei cosiddetti gas serra,
composti presenti nell’aria a concentrazioni relativamente basse (anidride carbonica, vapor acqueo,
metano, ecc.).
I gas serra permettono alle radiazioni solari di passare attraverso l’atmosfera mentre ostacolano il passaggio
verso lo spazio di parte delle radiazioni infrarosse provenienti dalla superficie della Terra e dalla bassa
atmosfera (il calore riemesso); in pratica si comportano come i vetri di una serra e favoriscono la regolazione
ed il mantenimento della temperatura terrestre ai valori odierni.Questo processo è sempre avvenuto
naturalmente e fa sì che la temperatura della Terra sia circa 33°C più calda di quanto lo sarebbe senza la
presenza di questi gas.
Ora, comunque, si ritiene che il clima della Terra sia destinato a cambiare perché le attività umane stanno
alterando la composizione chimica dell’atmosfera. Le enormi emissioni antropogeniche di gas serra stanno
causando un aumento della temperatura terrestre determinando, di conseguenza, dei profondi mutamenti
a carico del clima sia a livello planetario che locale. Prima della Rivoluzione Industriale, l’uomo rilasciava
ben pochi gas in atmosfera,ma ora la crescita della popolazione, l’utilizzo dei combustibili fossili e la
deforestazione contribuiscono non poco al cambiamento nella composizione atmosferica.
Il Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC)
ritiene che la temperatura media del pianeta sia aumentata di circa 0,6°C dal 1861. Inoltre, sulla base delle
tendenze attuali di emissione dei gas serra, vi è la stima di un ulteriore aumento della temperatura terrestre
tra 1,4 e 5,8°C nel periodo fra il 1990 e il 2100. Il conseguente cambiamento climatico comporterà delle
implicazioni estremamente significative a carico della salute dell’uomo e dell’integrità dell’ambiente.
Il clima infatti influenza fortemente l’agricoltura, la disponibilità delle acque, la biodiversità, la richiesta
dell’energia (ad esempio per il riscaldamento o il raffreddamento) e la stessa economia.
Il progresso che si farà nella riduzione delle emissioni dei gas serra nell’immediato futuro determinerà 
il livello di riscaldamento globale  a cui dovranno andare incontro le generazioni che verranno.
L’approccio dovrà essere necessariamente coordinato, infatti i progressi fatti con la riduzione delle
emissioni in un determinato settore possono essere facilmente compromessi dall’aumento delle emissioni 
in un altro. In ogni caso le  azioni intraprese finora a livello internazionale e locale non sono confortanti
e la situazione continua a peggiorare.
 
IL MECCANISMO DELL’EFFETTO SERRA
Le radiazioni provenienti dal sole non raggiungono la superficie terrestre nella loro totalità: nella misura del 25%
vengono assorbite dal pulviscolo, dal vapor acqueo, dall’ozono e da molti altri gas presenti nell’atmosfera,
mentre per il 30% vengono invece riflesse nello spazio dal pulviscolo atmosferico, dalle nuvole e dalla superficie
terrestre.La frazione della radiazione solare totale che viene riflessa da un corpo qualsiasi viene anche definita
albedo. L’albedo può essere espressa sia come percentuale che come frazione unitaria. Le aree ricoperte di neve
hanno un valore elevato di albedo (circa 0,9 cioè il 90%) a causa del colore bianco, mentre la vegetazione ha un
valore molto basso (circa il 10%) a causa del colore scuro e dell’assorbimento della luce ad opera della fotosintesi.
L’albedo globale terrestre, come già accennato, è circa 0,3.
La radiazione solare rimanente viene assorbita dai materiali e dagli organismi presenti sulla superficie terrestre.
L’energia ricevuta complessivamente dalla superficie terrestre e dalla troposfera viene poi riemessa sottoforma di 
energia termica come raggi infrarossi. Alcune sostanze presenti in atmosfera (i gas serra) assorbono gran parte di 
questa radiazione per poi reirradiarla in tutte le direzioni. Circa il 6% di questa energia si perde nello spazio, parte 
viene riassorbita nuovamente dai composti atmosferici, mentre la quantità maggiore dell’energia viene reirradiata 
verso la terra, riscaldandola.
I gas serra agiscono così come i vetri di una serra: fanno passare la luce solare e trattengono il calore. Il tutto 
comporta che la temperatura media della Terra sia di 15°C circa, un valore notevolmente più alto di quanto non
sarebbe  in assenza di questi gas (-18°C).

 

 

I GAS SERRA
I gas serra sono i gas atmosferici che assorbono la radiazione infrarossa e che per questo causano l’effetto serra.
I gas serra naturali comprendono il vapor d’aqua, l’anidride carbonica, il metano, l’ossido nitrico e l’ozono.
Certe attività dell’uomo, comunque, aumentano il livello di tutti questi gas e liberano nell’aria altri gas serra di
origine esclusivamente antropogenica.
Il vapor d’acqua è presente in atmosfera in seguito all’evaporazione da tutte le fonti idriche (mari, fiumi, laghi, ecc.) 
e come prodotto delle varie combustioni. L’anidride carbonica è rilasciata in atmosfera soprattutto quando vengono
 bruciati rifiuti solidi, combustibili fossili (olio, benzina, gas naturale e carbone,), legno e prodotti derivati dal legno.
Il metano viene emesso durante la produzione ed il trasporto di carbone, del gas naturale e dell’olio minerale.
Grandi emissioni di metano avvengono anche in seguito alla decomposizione della materia organica nelle discariche
ed alla normale attività biologica degli organismi superiori (soprattutto ad opera dei quasi 2 miliardi di bovini presenti 
sulla terra).
L’ossido nitroso è emesso durante le attività agricole ed industriali, come del resto nel corso della combustione
dei rifiuti e dei combustibili fossili.
Gas serra estremamente attivi sono i gas non presenti normalmente in natura, ma generati da diversi processi 
industriali, come gli idrofluorocarburi (HFC), i perfluorocarburi (PFC) e l’esafluoruro di zolfo (SF6 ).
La presenza nel tempo di un gas in atmosfera è anche detta vita media atmosferica e rappresenta l’approssimativo
ammontare di tempo che ci vorrebbe perché l’incremento della concentrazione di un inquinante dovuto all’attività
umana scompaia e si ritorni ad un livello naturale (o perché l’inquinante è stato convertito in un’altra sostanza
chimica, oppure perché è stato catturato da un deposito naturale). Questo tempo dipende dalle sorgenti
dell’inquinante, dai depositi e dalla reattività della sostanza. La vita media dei gas serra può variare da 12 anni
(metano e HCFC-22), a 50 anni (CFC-11), a circa un secolo (CO2), a 120 anni (N2O) ed anche a migliaia di anni
(50000 per il CF4).
Per meglio definire l’apporto che ogni determinato gas serra fornisce al fenomeno del riscaldamento globale, si è
concepito il potenziale di riscaldamento globale (Global Warming Potential, GWP).
Questo valore rappresenta il rapporto fra il riscaldamento globale causato in un determinato periodo di tempo
(di solito 100 anni) da una particolare sostanza ed il riscaldamento provocato dal biossido di carbonio nella stessa
quantità. Così, definendo il GWP della CO2 pari a 1, il metano ha GWP pari a 21, il CFC-12 ha un GWP di 8500,
mentre il CFC-11 ha un GWP di 5000. Vari HCFC e HFC hanno un GWP varabile fra 93 e 12100.
L’esafluoruro di zolfo è un gas serra estremamente potente e ha un GWP pari a 23900, il che vuol dire che una
tonnellata di SF6 provoca un aumento dell’effetto serra pari a quello causato da 23900 tonnellate di CO2.
Una misura metrica utilizzata per comparare le emissioni dei vari gas serra sulla base del loro potenziale di 
riscaldamento globale sono gli equivalenti di biossido di carbonio (carbon dioxide equivalent, CDE).
Sono comunemente espressi in "milioni di tonnellate di anidride carbonica" (million metric tons of carbon 
dioxide equivalents, MMTCDE).
Gli equivalenti di biossido di carbonio di un determinato gas si ricavano moltiplicando le tonnellate di gas emesso
per il corrispettivo GWP.
MMTCDE = (milioni di tonnellate di gas serra)x(GWP del gas)
Spesso la stima delle emissioni dei gas serra viene anche presentata in milioni di tonnellate di carbonio
equivalente (MMTCE).
La formula per ottenere gli equivalenti di carbonio è:
MMTCE = (milioni di tonnellate di gas)x(GWP del gas)x(12/44)
 
LE EMISSIONI DEI GAS SERRA
Dall’inizio della Rivoluzione Industriale, la concentrazione atmosferica dell’anidride carbonica è aumentata del 30%
circa, la concentrazione del gas metano è più che raddoppiata e la concentrazione dell’ossido nitroso (N2O)
è cresciuta del 15%. Inoltre dati recenti indicano che le velocità di crescita delle concentrazioni di questi gas,
anche se erano basse durante i primi anni ’90, ora sono comparabili a quelle particolarmente alte registrate
negli anni ’80.
Nei Paesi più sviluppati, i combustibili fossili utilizzati per le auto e i camion, per il riscaldamento negli edifici e per
 l’alimentazione delle numerose centrali energetiche sono responsabili in misura del 95% delle emissioni dell’anidride
 carbonica, del 20% di quelle del metano e del 15% per quanto riguarda l’ossido nitroso (o protossido di azoto).
L’aumento dello sfruttamento agricolo, le varie produzioni industriali e le attività minerarie contribuiscono
ulteriormente per una buona fetta alle emissioni in atmosfera. Anche la deforestazione contribuisce ad aumentare
la concentrazione di anidride carbonica nell’aria, infatti le piante sono in grado di ridurre la presenza della CO2
nell’aria attraverso l’organicazione mediante il processo fotosintetico. Il danno è ancora più evidente se si pensa
che nel corso degli incendi intenzionali che colpiscono ogni anno le foreste tropicali viene emessa una quantità
totale di anidride carbonica paragonabile a quella delle emissioni dell’intera Europa.
Da notare che la respirazione dei vegetali e la decomposizione della materia organica rilasciano una quantità di CO2
nell’aria 10 volte superiore a quella rilasciata dalle attività umane; queste emissioni sono state comunque bilanciate
nel corso dei secoli fino alla Rivoluzione Industriale tramite la fotosintesi e l’assorbimento operato dagli oceani.
Se le emissioni globali di CO2 fossero mantenute come in questi ultimi anni, le concentrazioni atmosferiche 
raggiungerebbero i 500 ppm per la fine di questo secolo, un valore che è quasi il doppio di quello pre-industriale
(280 ppm). Il problema viene ulteriormente complicato dal fatto che molti gas serra possono rimanere
nell’atmosfera anche per decine o centinaia di anni, così il loro effetto può protrarsi anche per lungo tempo..........
Il Protocollo di Kyoto impegna i Paesi industrializzati e quelli ad economia in transizione (i Paesi dell’est europeo)
a ridurre complessivamente del 5% nel periodo 2008–2012 le principali emissioni antropogeniche dei gas capaci
di alterare il naturale effetto serra (questi Stati sono attualmente responsabili di oltre il 70% delle emissioni).
I sei gas serra presi in considerazione sono: l’anidride carbonica, il metano, il protossido di azoto (N2O),
gli idrofluorocarburi (HFC), i perfluorocarburi (PFC) e l’esafluoruro di zolfo (SF6). Il vapor d’acqua non è stato
considerato in quanto le emissioni di origine antropogenica sono estremamente piccole se paragonate a quelle
enormi di origine naturale.
Per i Paesi in via di sviluppo il Protocollo di Kyoto non prevede alcun obiettivo di riduzione. In queste regioni la
crescita delle emissioni di anidride carbonica e degli altri gas serra sta avvenendo ad un ritmo che è circa triplo
(+25% nel periodo 1990-1995) di quello dei Paesi sviluppati (+8% nello stesso periodo).
La stima delle future emissioni diventa così estremamente difficile perché dipende dai vari trend demografici,
economici, tecnologici e dagli sviluppi politici ed istituzionali di tutti i paesi del pianeta. In ogni caso, senza delle
misure più restrittive volte alla limitazione delle emissioni, la concentrazione atmosferica dei gas serra continuerà
ad aumentare fino a provocare dei danni climatici impensabili
 
CAMBIAMENTI CLIMATICI
Il clima del nostro pianeta è dinamico e si sta ancora modificando da quando la Terra si è formata. Le fluttuazioni 
periodiche nella temperatura e nelle modalità di precipitazione sono conseguenze naturali di questa variabilità.
Vi sono comunque delle evidenze scientifiche che fanno presupporre che i cambiamenti attuali del clima terrestre
stiano eccedendo quelli che ci si potrebbe aspettare a seguito di cause naturali.
L’aumento della concentrazione dei gas serra in atmosfera sta causando un corrispondente incremento della 
temperatura globale della Terra. Le rilevazioni effettuate hanno dimostrato che negli ultimi 15 anni del XX° secolo
vi sono stati i 10 anni più caldi di tutto il periodo; il 1998 è stato l’anno più caldo in assoluto. Inoltre si ritiene che
la temperatura media globale superficiale possa aumentare di 0,6-2,5°C nei prossimi 15 anni e di 1,4-5,8°C nel
secolo in corso, pur con significative variazioni regionali.
Al momento, l’incremento risulta maggiore per quanto riguarda le temperature minime che stanno aumentando
ad una velocità che è doppia di quelle massime. Il riscaldamento è maggiore nelle aree urbane sia a causa dei 
cambiamenti che si sono verificati nelle coperture dei terreni che per il consumo di energia che avviene nelle
aree densamente sviluppate (fenomeno conosciuto come "isole di calore").......
L’aumento delle temperature comporta degli inevitabili effetti a livello meteorologico. Con l’incremento della
temperatura vi è un conseguente aumento dell’evaporazione, per cui si ritiene che, a livello globale,
l’inasprimento dell’effetto serra porterà ad una crescita delle precipitazioni e ad una maggiore frequenza delle
tempeste di forte intensità.
I calcoli sui cambiamenti climatici in aree specifiche sono molto meno affidabili di quelli globali e, di conseguenza,
 non è chiara la variazione che avranno i climi regionali. Si ritiene, comunque, che per il maggior calore vi sarà
una riduzione dell’umidità in varie regioni delle zone tropicali che andranno incontro a frequenti siccità.
Un’ipotesi interessante è stata formulata a proposito delle future condizioni climatiche dell’Europa.
Alcuni ricercatori ritengono che lo scioglimento dei ghiacci artici provocato dal riscaldamento globale provocherà
un potenziamento delle correnti oceaniche provenienti dall’Artico. Queste causeranno la deviazione della Corrente
del Golfo del Messico che attualmente lambisce le coste dell’Europa Occidentale. Per capire l’effetto che ha questa 
corrente sul clima europeo basta fare questa considerazione: a Dicembre in Normandia (Francia) la temperatura
si aggira attorno allo 0 centigrado; in Canada, alle stesse latitudini si raggiungono spesso i –30°C.
Il venir meno dell’effetto riscaldante della Corrente del Golfo potrebbe così paradossalmente condurre l’Europa
verso una nuova glaciazione, in un periodo in cui la maggior parte della Terra va incontro ad un riscaldamento.
In ogni caso si è scoperto che, mentre la maggior parte della terra si sta riscaldando, le regioni che sono
sottoposte alla ricaduta delle emissioni di biossido di zolfo si stanno in genere raffreddando. Le nuvole di solfati 
atmosferici prodotti dalle emissioni industriali raffreddano l’atmosfera riflettendo la luce solare verso lo spazio
ed attenuano l’effetto dell’incremento della concentrazione dei gas serra; comunque i solfati hanno una permanenza
 atmosferica molto bassa e la loro presenza varia, anche di molto, nelle diverse zone della Terra.
 
EFFETTI SULL’UOMO
L’aumento delle temperature a causa del riscaldamento globale provocato dall’incremento della concentrazione
dei gas serra nell’atmosfera può comportare sia effetti diretti che indiretti per la salute dell’uomo.
Le temperature estremamente calde aumentano soprattutto i rischi fisici a carico delle persone che
presentano problemi cardiaci. Questi soggetti sono più vulnerabili perché in condizioni termiche più elevate il
sistema cardiovascolare deve lavorare in modo maggiore per mantenere la temperatura corporea stabile.
Il clima più caldo comporterebbe inoltre una maggiore frequenza dei colpi di calore ed un aumento della
diffusione dei problemi respiratori.
Le temperature più elevate aumentano inoltre la concentrazione dell’ozono a livello del suolo, favorendone la
formazione.
Le statistiche sulla mortalità e sui ricoveri ospedalieri dimostrano chiaramente che la frequenza delle morti
aumenta nei giorni particolarmente caldi, in modo particolare fra le persone molto anziane e fra i malati di asma.
In ogni luogo della Terra, la presenza e la diffusione delle malattie sono fortemente influenzate dal clima locale.
In effetti molte malattie infettive potenzialmente mortali sono diffuse solamente nelle aree più calde del pianeta.
 Malattie come la malaria, la febbre dengue, la febbre gialla e l’encefalite potrebbero aumentare la loro diffusione
se le zanzare e gli altri insetti che le diffondono trovassero delle condizioni climatiche più favorevoli alla loro diffusione.
Le temperature più elevate possono anche favorire l’aumento dell’inquinamento biologico delle acque, favorendo
la proliferazione dei vari organismi infestanti.
Molti ricercatori ritengono anche che l’inasprirsi dell’effetto serra comporterebbe un aumento del fenomeno 
dell’eutrofizzazione delle acque, con tutti i danni biologici, economici e sanitari che questo comporterebbe.
Tutti questi problemi sarebbero di difficile soluzione anche per i Paesi Occidentali che dispongono di un patrimonio
economico ed industriale enorme. Molti degli impatti del cambiamento climatico potrebbero comunque essere
risolti tramite l’organizzazione ed il mantenimento di adeguati programmi a difesa dell’ambiente e della salute
pubblica. Invece, nei Paesi del Terzo (e Quarto) Mondo, l’inasprimento delle condizioni ambientali provocherebbe
delle situazioni sanitarie e sociali insostenibili. L’aumento delle malattie, delle carestie e degli scontri sociali per la 
crescente povertà e precarietà della vita comporterà delle conseguenze inimmaginabili che finiranno per ricadere
anche sui paesi più civilizzati, probabilmente a giusta condanna delle colpe di cui si sono macchiati nel corso di
questi ultimi secoli.
 
EFFETTI SULL’AMBIENTE
L’incremento della temperatura della Terra può provocare una serie di effetti ambientali di notevoli proporzioni.
L’aumento del calore e quindi dell’evaporazione dai grandi bacini idrici comporta un aumento corrispondente
 della quantità d’acqua in atmosfera e quindi un aumento delle precipitazioni. Alcuni ricercatori ritengono che queste
siano cresciute di circa l’uno per cento su tutti i continenti nell’ultimo secolo. Le aree poste ad altitudini più
elevate dimostrano incrementi più consistenti, al contrario le precipitazioni sono diminuite in molte aree tropicali.
In ogni caso si nota una maggiore intensità delle piogge e dei fenomeni meteorologici più violenti (come le
tempeste e gli uragani) con un conseguente aumento delle inondazioni e delle erosioni a carico del terreno.
Il riscaldamento globale comporta anche una diminuzione complessiva delle superfici glaciali. Le grandi masse di
ghiaccio della Groenlandia e dei ghiacciai continentali stanno arretrando notevolmente; al contrario sembra che
 i ghiacci dell’Antartide stiano aumentando.
L’aumento del volume oceanico a causa della temperatura più alta e lo scioglimento dei ghiacci provocano anche
l’innalzamento del livello medio del mare. Negli ultimi cento anni è cresciuto approssimativamente di 15-20 cm.
Inoltre, in molte zone tropicali già si assiste ad una riduzione dell’umidità del suolo che comporta una diminuzione
nella resa agricola; molte aree, anche in Europa, sono a rischio di desertificazione.
Tutti questi effetti sono già scientificamente evidenti per i molti dati ottenuti a riguardo e si ipotizza un
inasprimento della situazione attuale nel caso in cui le concentrazioni dei gas serra aumentassero.
Lo scenario che si può ipotizzare è impressionante: i deserti potrebbero espandersi in terre ora semiaride;
le foreste, i polmoni della terra, diminuirebbero ulteriormente nella loro estensione; intere popolazioni, ora in
regime di sussistenza, non avrebbero più risorse idriche a disposizione; città costiere e numerose isole
scomparirebbero nel mare.
 
 

FONTE : www.nonsoloaria.com/effser.htm

 

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